Cavie umane inconsapevoli per testare farmaci!
Per valutare le proprietà di una molecola chimica che potrebbe divenire farmaco e per quantificare eventuali rischi e benefici derivanti da un’eventuale assunzione viene compiuta una lunga serie di studi la cui durata oscilla solitamente fra i sette e i dieci anni. Tali ricerche si articolano secondo due fasi: la sperimentazione preclinica, ovvero studi “in vitro” e “in vivo” su animali, e la sperimentazione clinica eseguita sull’uomo secondo studi che prendono il nome di “fase 1”, “fase 2” e “fase 3”. Queste ricerche sono a carico dei “proprietari” del farmaco e quindi solitamente di case farmaceutiche.
La sperimentazione clinica inizia con la cosiddetta fase 1. Si tratta di studi condotti su un numero ristretto di volontari sani con l’obbiettivo di valutare eventuali effetti collaterali in rapporto alla quantità di farmaco somministrata. Se si tratta invece di farmaci per patologie particolarmente gravi, queste ricerche possono essere condotte anche su pazienti che ne sono affetti e per i quali il farmaco è stato concepito.
Se i risultati si dimostrano accettabili si passa alla fase 2 la cui durata è solitamente di circa due anni. In questa fase il farmaco viene somministrato a pazienti affetti dalla patologia per cui il farmaco è stato concepito al fine di valutarne le potenzialità terapeutiche e di comprendere quale sia il dosaggio per le sperimentazioni successive.
Se anche questi studi danno esito positivo, si passa alla fase 3 in cui il farmaco viene testato su un gruppo esteso di pazienti, spesso centinaia o migliaia, e l’efficacia sui sintomi, sul miglioramento della qualità della vita o sulla sopravvivenza viene messa a confronto con quella di altri farmaci, di nessuna cura o dei placebo.
Come si può intuire il processo di ricerca che porta a poter richiedere l’autorizzazione alla commercializzazione del farmaco è lungo ed oneroso. Quello che invece non è semplice intuire è che spesso è proprio l’essere umano a diventare oggetto di questo business.
Pochi mesi fa è stata resa nota la notizia relativa alla Germania di “cavie umane” utilizzate a loro insaputa per la sperimentazione da parte di industrie farmaceutiche occidentali. Questo è quello che sarebbe accaduto, secondo quanto segnalato dal settimanale Der Spiegel, a cinquantamila pazienti ospedalizzati negli anni Ottanta in circa 600 strutture della DDR. Secondo quanto riportato nell’articolo la Repubblica Democratica tedesca, in cerca di moneta estera, consentiva lo svolgimento di questi test in cambio di denaro. Il tutto sorvegliato dalla Stasi, il ministero per la Sicurezza di Stato, che vegliava su questo commercio in modo che potesse avvenire senza interferenze. Si tratta di circa cinquanta case farmaceutiche che negli anni tra il 1983 e il 1989 avrebbero condotto almeno 165 studi con un esborso di denaro di circa 860 mila marchi occidentali, equivalenti a circa 440 mila euro. Naturalmente le case farmaceutiche negano l’accaduto. Esistono però testimoni come Hubert Bruchmueller che ha raccontato al giornale tedesco Der Spiegel come su consiglio del medico curante si è recato nella clinica di Lostau dove è stato utilizzato a sua insaputa per lo studio di terapie per il cuore. L’uomo, uno fra i pochi ad aver visionato la propria cartella clinica, conserverebbe tutt’oggi la scatola con le pillole gialle che gli sarebbero state somministrate nel corso dello studio.
Purtroppo però, queste realtà non sono confinate nel passato ma sono presenti anche ai giorni nostri. E’ il caso ad esempio dell’India dove farmaci parte di test clinici sono distribuiti gratuitamente a pazienti inconsapevoli. La povertà e l’analfabetismo stanno trasformando quest’area in un punto cruciale del mercato dei test clinici. Spesso il target di queste sperimentazioni sono persone che non potrebbero permettersi le cure tradizionali, persone analfabete a cui viene mostrato il consenso sotto forma di un modulo scritto in inglese senza dare loro la giusta informazione sui rischi e sui possibili effetti indesiderati. E sono davvero pochissimi i famigliari delle vittime che hanno ottenuto i dovuti risarcimenti. Il commercio di “cavie umane” inconsapevoli è diventato per molti una fonte di guadagno in continua crescita e oggi, stando a quanto riporta l’Indipendent, oltre 150.000 persone prendono parte ad almeno 1600 test. E’ in questo modo che gli indiani sono sfruttati “a basso costo” da colossi farmaceutici che poi rivendono i medicinali nei paesi occidentali con guadagni di milioni di euro.
Ma questo non è l’unica realtà legata al mercato della sperimentazione clinica.
Oltre a chi viene sfruttato inconsapevolmente come cavia, c’è poi un crescente numero di persone che presta volontariamente il proprio corpo alla ricerca in cambio di cospicui “rimborsi spese”. E’ il caso di Paesi come gli Stati Uniti e la Svizzera dove questa è diventata una vera e propria “professione”.
Negli ultimi tempi è sempre più frequente sentire di persone che, per una retribuzione di circa 1200 euro per ogni settimana di degenza, si sottopongono ai test per la sperimentazione clinica in Svizzera. Con la crisi si sopravvive anche in questo modo e si accetta di alimentare un business che per le cliniche diventa un guadagno considerevole poiché le case farmaceutiche pagano abbondantemente per l’ultima fase di sperimentazione che poi consentirà di mettere i farmaci in commercio. Si tratta di una fonte di reddito facile per chi si trova in difficoltà e spesso è proprio la necessità di denaro che porta a cedere. Sono in aumento gli italiani che ogni anno si recano nelle cliniche svizzere per questo genere di “lavoro.
E lo scenario non è migliore in altri Paesi come gli Stati Uniti dove sempre più spesso si vengono a creare delle comunità virtuali di volontari che si organizzano e si sostengono a vicenda scambiandosi suggerimenti pratici per lo svolgimento di questa “professione”.
Così accade ad esempio in siti come “Just another lab rat” il cui autore riporta una buona dose di informazioni derivante dalla sua esperienza. Scrive infatti di aver partecipato a circa 50 studi in sette anni, di considerarlo alla stessa stregua di un lavoro e di trovare grandioso il poter guadagnare aiutando il mondo a diventare un posto più sano. Quando non è impegnato negli studi ama andare al cinema e navigare sul web. Inoltre, stando a quanto afferma nel sito, ritiene un privilegio il poter viaggiare per partecipare agli studi ed è fiero di poter contribuire ad aiutare la ricerca medica a compiere passi in avanti verso la cura delle malattie.
Fonti: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/come-nasce-un-farmaco
http://www.ilfattaccio.org/2011/11/28/in-india-cavie-umane-inconsapevoli-per-aziende-farmaceutiche/
http://www.aamterranuova.it/Salute-e-medicina-naturale/In-India-cavie-umane-inconsapevoli-per-aziende-farmaceutiche
http://justanotherlabrat.blogspot.it/
http://rominamalizia.wordpress.com/tag/aziende-farmaceutiche/
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