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La più grande truffa di tutti tempi … e ci sei dentro anche tu!

 

truffa italia

Questa notizia risale all’ anno 2012 ma purtroppo, anche se sono passati degli anni, la situazione è ancora attuale, anzi addirittura è destinata a PEGGIORARE, visto che il bilancio dell’INPS sta per COLLASSARE…

Salvatore Cannavò – “Il Fatto Quotidiano:”Migliaia di lavoratori versano i contributi senza poter arrivare alla pensione. Soldi regalati all’ente”
Si certifica che i lavoratori sono moltissimi,  ma l’Inps non li quantifica o per lo meno si rifiuta di farlo. Parliamo delle “posizioni silenti”, cioè quelle posizioni iscritte all’Inps che hanno versato contributi senza raggiungere i requisiti minimi previsti dalla legge per andare in pensione. Per la pensione di anzianità infatti, legata all’età anagrafica (66 e 67 anni con la riforma Fornero) servono almeno 20 anni di contributi versati nella medesima cassa previdenziale (all’Inps, all’Inpdap, all’Inpgi, etc.). Il problema dei contributi silenti si pone quando un contribuente non raggiunge quel requisito dando origine a quella che sindacati ed esperti previdenziali definiscono senza giri di parole una truffa, un furto.

Facciamo un esempio, una persona che versa contributi solo per 18 o 19 anni: senza raggiungere il requisito minimo di 20, non ha diritto alla pensione.  In questo caso, avendo un margine molto ridotto  di differenza è possibile colmare gli anni persi  ricorrendo alla contribuzione volontaria cui si può accedere con un minimo di 5 anni di contribuzione versata. Questa si calcola sulla base dell’ultima retribuzione percepita e quindi sale in relazione a quella. Stiamo comunque parlando di cifre consistenti: su uno stipendio di 1300 euro si versa fino a 8000 euro all’anno. Se gli anni da mettere, sono come spesso accade  a 7, 9 e oltre,  si pagano cifre impossibili.

Molte donne purtroppo si trovano in questa situazione, spiega Luigina De Santis, esperta previdenziale dell’Inca- Cgil: Perché sono le lavoratrici dall’attività lavorativa più incostante e frammentata”.

In poche parole, chi ha versato 12 anni di contributi, quando arriva ad un’ età pensionabile,  non ha diritto di percepire la pensione di anzianità. “E’ un furto. E’ scandaloso e lo è ancora di più il fatto che l’Inps non dia le cifre esatte di questo fenomeno: si fanno morti e feriti ma non li si vogliono dichiarare” commenta ancora De Santis.

Sul problema del silenzio Inps e della indisponibilità a fornire i dati, si batte anche il deputato radicale Maurizio Turco dichira: “Presenterò a breve un progetto di legge per istituire una Commissione di inchiesta con poteri giudiziari per dire una cosa chiara: se l’Inps non ci consegna i dati manderemo i carabinieri a prenderli”.

Non avendo a disposizione i dati, non si possono fare stime, ma si possono fare delle valutazioni induttive. Ad esempio, una fonte rilevantissima di posizioni silenti è data dai contributi versati dai lavoratori immigrati che, spesso, ritornano nel loro paese infatti,  se vogliono recuperare quanto versato in Italia, devono disporre di adeguate convenzioni internazionali e attivarsi per fare regolare domanda. Gli immigrati iscritti all’Inps sono 2,7 milioni (dati al 2007) e i contributi che li riguardano ammontano a circa 8 miliardi di euro. Altre stime calcolano in circa 600 mila donne casalinghe che hanno pochi anni di contribuzione all’attivo.

La riforma Fornero dovrebbe sanare la ferita con il sistema contributivo. Infatti, con il nuovo sistema di calcolo tutti i contributi versati saranno accumulati per calcolare una pensione finale, nel caso non si raggiungesse il requisito minimo dei 20 anni, si potrà comunque andare in pensione a 70 anni oppure se la stessa supera di 1,5 volte l’assegno sociale.

Commenta De Santis  “In ogni caso c’è il limite dei 5 anni di contributi e se non si raggiungono, si regalano all’inps, chi può vantare un importo pari a 1,5 volte l’assegno sociale (tra i 7 e gli 800 euro) con meno di 20 anni di contributi è solo chi ha avuto retribuzioni molto alte”. Inoltre i casi sono destinati a crescere con il sistema delle ricongiunzioni onerose deciso dal governo Berlusconi nel 2010 e avallato dall’attuale governo. In questo caso ricadono quelle posizioni previdenziali aperte in istituti diversi.

Un’insegnante che ha lavorato in una scuola privata,  per un certo numero di anni e poi in una pubblica per il resto della sua vita lavorativa avrà una parte di contributi all’Inps e un’altra parte all’Inpdap. Per poterli unire,  dovrà pagare una somma molto elevata e se non la possiede utilizzerà la posizione più favorevole lasciando “silenti” gli altri contributi.

Che restano lì, a disposizione dell’Inps che, ovviamente, li utilizzerà (lo sta già facendo), per pagare le pensioni in essere. “Le ricongiunzioni onerose sono uno scandalo” aggiunge Luigina De Santis. Dichiarandolo nella trasmissione Report su Rai3, “la ministra Fornero ha detto cose inesatte perché le ricongiunzioni non servono ad avere pensioni più alte ma semplicemente commisurate ai contributi versati”.

In realtà anche prima della legge del 2010 le ricongiunzioni verso regimi previdenziali più favorevoli (ad esempio dall’Inps verso l’Inpdap) erano onerose ma non quelle verso il regime dell’Assicurazione generale obbligatoria (Ago) gestito dall’Inps. Ora si paga anche questo e gli importi che vengono richiesti, possono arrivare fino a 100 mila/ 200 mila euro. In questo caso la  Fornero ha invitato a utilizzare un altro sistema, che invece è gratuito, la totalizzazione dei contributi. “Ma è un sistema con il quale si sceglie di entrare integralmente nel sistema contributivo anche se si ha ancora diritto a una parte di retributivo (doppio sistema entrato in vigore nel 1996 con la riforma Dini, ndr.). E favorisce solo i salari molto alti che da quel tipo di conteggio vengono particolarmente valorizzati. Ai salari più bassi la pensione viene tagliata”.

Dopo aver scritto questo articolo, sono sempre più convinta nel dichiarare che viviamo in società ormai malata, che ci fa ammalare, che vuole solo renderci sempre più schiavi a discapito del nostro sacrosanto diritto di vivere in libertà la nostra vita e che la soluzione è quella di uscire dal sistema e dalla sua ipocrisia.

 

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